IL MASSAGGIO POST-CHIRURGICO
di Manuela Antonini
Il Massaggio Post- chirurgico prende il nome dal fatto che successivamente ad ogni intervento di chirurgia estetica o affine, il medico definisce il percorso post operatorio da intraprendere, volto alla guarigione e al raggiungimento del risultato finale. In tutti i casi fino ad oggi il massaggio piu’diffuso è stato quello del linfodrenaggio Vodder e contestualmente o in fasi diverse il supporto di trattamenti effettuati con l’ausilio di apparecchi elettrici o a frequenze di diversa intensità di cui i più conosciuti sono: LPG, Tecar, onde d’urto etc.
Con l’evoluzione della medicina e chirurgia estetica volta a trovare delle tecniche sempre meno invasive e concorrenti ad un risultato sempre più naturale, anche il normale decorso post operatorio va necessariamente modificandosi.
Se prendiamo ad esempio la liposcultura e/o la liposuzione, il trattamento post operatorio prevede massaggi Vodder uniti successivamente all’uso ad esempio del programma
post-chirurgico previsto dal macchinario Endermologie o LPG molto in voga negli anni’70. Però sempre più frequentemente questo tipo di chirurgia estetica viene sostituita con trattamenti laser, come ad esempio la Bioliponemesi, l’Endolipolisi…etc. con utilizzo di calore, cioè il grasso viene sciolto o le rughe vengono abrase.
In questo caso il tipo di trattamento post chirurgico non può prevedere i massaggi usuali perché il calore sottocutaneo crea come una bruciatura non visibile che cicatrizzandosi può comportare la formazione di aderenze o comunque un tipo di cicatrizzazione che pur non vedendosi se non trattata nel modo giusto potrebbe anche inibire la mobilità. La stessa cosa va detta per il trattamento laser su rughe del viso.
In questi casi bisogna intervenire con degli unguenti utili a diminuire gli effetti collaterali e assicurare una guarigione veloce.
Per questo motivo il massaggio praticato deve sì essere dolce tipo sfioramenti simili a quelli che si esercitano durante il Linfodrenaggio ma la differenza è che la pressione esercitata aumenta con il passare dei giorni quasi avessimo un ferro da stiro e facessimo una specie di stiratura andando ad evitare che le cicatrici sottocutanee non si inspessiscano fino a provocare danni alla mobilità.
Altro aspetto riguarda la frequenza di questi trattamenti che dovrebbe essere praticati almeno due volte al giorno, come non bisogna trascurare l’utilizzo delle compressioni nella zona interessata, inizialmente anche ricorrendo all’aiuto con il Taping.
Manuela Antonini