Cellule staminali: donare o conservare il cordone
ombelicale?
A cura di: Ufficio
Stampa Sorgente
Sono
sempre più frequenti i casi di successo raggiunti grazie all’utilizzo
clinico delle cellule staminali cordonali. Questi risultati positivi
rendono sempre più impellente la necessità di diffondere informazioni
corrette e utili alle famiglie per conoscere le possibilità offerte per
fare un uso consapevole di queste preziose cellule. Al momento della
nascita i genitori del nascituro possono scegliere di affidarsi a una
biobanca privata oppure optare per la
donazione del cordone
ombelicale.
Proviamo a dare un quadro generale dei due servizi offerti, in modo
permettere al futuri genitori di prendere la decisione migliore.
Con la donazione le
cellule staminali cordonali vengono inserite all’intero del sistema
pubblico, dove i campioni vengono conservati e registrati in un registro
pubblico. In questo caso i genitori perdono la proprietà delle cellule
del proprio bambino, che sono disponibili per trapianti allogenici in
caso di provata compatibilità con il ricevente. Un’eccezione è indicata
in un Decreto del Ministero della Salute [1], che consente la
conservazione pubblica ad uso dedicato per i casi in cui si presenti il
rischio per il neonato di contrarre patologie geneticamente determinate.
In tutto il nostro Paese sono presenti 19 biobanche, ma i dati riportati
mostrano una realtà allarmante: su un già esiguo numero di unità di
sangue cordonale prelevate (circa 23mila rispetto ad un totale
approssimativo di 550.000 nascite) ne sono state conservate soltanto
meno di 2.500 [2]. Questi dati dimostrano che al momento in Italia la
maggior parte dei cordoni ombelicali viene ancora eliminata insieme ai
rifiuti organici.
L’altra via proposta è
quella della conservazione del sangue cordonale presso biobanche
private. Affidandosi a una struttura che offre questo tipo di servizio
le cellule rimangono di proprietà dei genitori, che possono richiederle
e usarle in caso di necessità ai fini di un uso clinico. Le possibilità
di utilizzo, in questo caso, riguardano il trapianto autologo, caso in
cui vengono iniettate nel paziente le sue stesse cellule, e il trapianto
allogenico intra-familiare, quando a ricevere l’infusione è un membro
delle famiglia del donatore, che a seconda del grado di parentela avrà
una percentuale diversa di compatibilità, che può arrivare fino al 50%
con i genitori.
La conservazione presso
banche private, che secondo le direttive di un Decreto Ministeriale del
2009 può essere svolta soltanto da strutture con sede fuori dal
territorio nazionale, ha permesso lo svolgimento di molte operazioni che
hanno avuto esiti positivi, sia per quanto riguarda il trapianto
autologo che allogenico. Entrambe le vie, donazione pubblica e
conservazione privata, sono meritevoli ma purtroppo, spesso, sterili
dibattiti impediscono un confronto costruttivo tra le due realtà e, a
causa d i questo, i futuri genitori rischiano di trovarsi impreparati
nell'affrontare una così importante decisione.
Per ulteriori
informazioni:
www.sorgente.com
Note:
1.
“Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue
del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato”, Decreto Ministeriale
18 novembre 2009.
2.
Dati riportati dal CNS (Centro Nazionale Sangue). |